Honda Vtr 1000 Sp-1.pdf

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Honda VTR 1000 SP-1
DI M AURIZIO G ISSI - FOTO W OLFANGO /C ARRSTUDIO
È la prima maxi
Honda a puntare su
un motore V2 d’alte
prestazioni per
conquistare il
segmento
supersport. E con la
SP-1, la Honda porta
l’attacco alla Ducati
nel mondiale
superbike e nelle
vendite. È stata
sviluppata con gli
ingegneri della HRC
ma non è una moto
“estrema”, offre anzi
un’eccellente
guidabilità
EASY
nonostante pesi
più delle 4 cilindri.
Con 135 cv
autentici sfodera
ottime prestazioni e
una gran coppia. È
racing
quasi una monoposto,
c’è soltanto rossa e
costa 28 milioni
132 TUTTOMOTO
È la prima maxi
Honda a puntare su
un motore V2 d’alte
prestazioni per
conquistare il
segmento
supersport. E con la
SP-1, la Honda porta
l’attacco alla Ducati
nel mondiale
superbike e nelle
vendite. È stata
sviluppata con gli
ingegneri della HRC
ma non è una moto
“estrema”, offre anzi
un’eccellente
guidabilità
nonostante pesi
più delle 4 cilindri.
Con 135 cv
autentici sfodera
ottime prestazioni e
una gran coppia. È
quasi una monoposto,
c’è soltanto rossa e
costa 28 milioni
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A VEDERLA sembra pronta a divorare la pista, ma la SP-1 è una racing costruita soprattutto per la strada. E c’è da divertirsi...
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Honda SP-1
E STETICA
E’ una prima in grande stile
La SP-1, che costa 5 milioni in più, si
fa apprezzare da un pubblico atten-
to alla “qualità” di guida su strada,
da chi è capace di rinunciare a una
manciata di cavalli agli alti regimi (e
a qualche chilometro orario di velo-
cità massima) per avere in cambio
una potenza più semplice da gestire,
il che si traduce in una guidabilità
meno stressante e tutt’altro che len-
ta. La SP-1 è una sportiva di grande
diffusione, diversamente dalla co-
stosa RC 45, e proprio per questo è
decisamente meno radicale nella
sua impostazione. Ciò nonostante è
chiaramente più potente e veloce
della “pensionata” RC 45. La deci-
sione di correre con la bicilindrica
SP-1 nella superbike, pertanto, deri-
va senz’altro dal vantaggio che fino-
ra ha espresso la Ducati in corsa, ma
anche dalla nuova opportunità com-
merciale. La progettazione congiun-
ta con la HRC (Honda Racing Cor-
poration, il cui simbolo compare su
serbatoio e fiancatine) è poi servita a
dare continuità allo sviluppo del kit
destinato alle competizioni.
Se nell’estetica si può ritrovare
qualche elemento stilistico della RC
45, come il profilo del serbatoio o
l’andamento dei robusti bracci del
quella della SP-1. I progetti-
sti hanno disegnato ex novo l’intera
moto senza guardare a quanto fatto
in precedenza; per la prima volta
hanno lavorato a una bicilindrica
1000 in grado di puntare al titolo su-
perbike e capace di affermarsi in un
mercato commercialmente vergine
per Honda. Si tratta di un cambia-
mento strategico importante poiché
per la prima volta il colosso giappo-
nese affronta il banco delle presta-
zioni pure con una moto non più a
quattro cilindri, attaccando in que-
sto modo la concorrenza su due
fronti: con la più potente e leggera
CBR 900 da un fianco e con questa
inedita bicilindrica dall’altro. Le
due sportive Honda sono comple-
mentari più che rivali, la Fireblade
punta agli amanti del quattro cilin-
dri urlante, della iper sportiva scat-
tante e da domare in accelerazione.
È PARTICOLARE il sottile cruscotto
interamente digitale. Unico anche il
frontale, in alto, con la presa dinamica
centrale. Ottima la qualità dei comandi.
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telaio, e se è vero che la base mec-
canica deriva da quella della sport
touring VTR, rimane il fatto che per
il resto la nuova 1000 è inedita.
dietro per via dei due silenziatori di
scarico piuttosto sporgenti: è sol-
tanto per questo che appare più
goffa della magra Ducati 996. Lo
slanciato codone monoposto cela
un piccolo vano protetto da serra-
tura nel quale è possibile riporre il
lucchetto ad arco e nulla più: al po-
sto del coperchio di chiusura è pos-
sibile montare lo strapuntino per il
passeggero fornito a corredo della
moto. Ma è piccolo, poco imbotti-
to e anche brutto. Del resto il pas-
seggero, e giustamente vista la filo-
sofia del mezzo, beneficia di una
sistemazione soltanto di fortuna e
adatta ai brevi spostamenti.
È invece perfetta l’ergonomia del
posto guida e sono ottimi i coman-
SI PARTE DA ZERO
PER PUNTARE IN ALTO
Originale l’estetica che comuni-
ca un’immagine racing di rara ele-
ganza, pulita l’aerodinamica che
non cede a inutili fronzoli stilistici,
in bella evidenza le componenti
ciclistiche dall’aspetto professio-
nale. La moto si presenta con una
sezione frontale da agile bicilindri-
ca, è snella nella zona centrale per
lasciare ampio margine di movi-
mento laterale al pilota e appare
meno slanciata soltanto se vista da
LA NERA ALA HONDA personalizza il colore rosso della SP-1 che
mostra uno styling molto riuscito. Sella e fiancatine sono ben raccordate.
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Honda SP-1
E STETICA & T ECNICA
SOLAMENTE la presenza del doppio silenziatore appesantisce la linea.
periore di sterzo risalta un po’ trop-
po il serbatoio del liquido frenante
anteriore che cela parzialmente la
particolare strumentazione digitale
che da parte sua spicca per essere
sottile e leggera (360 grammi). Un
display indica numericamente la
velocità, un altro più piccolo sulla
destra assolve da contachilometri e
più sopra un display ad arco indica i
giri motore: l’effetto racing c’è, ma
la lettura è meno immediata rispetto
al classico indicatore analogico. È
poi un peccato che la chiave di av-
viamento non sia dotata di antifurto
immobilizer visto che questa solu-
zione è adottata per altri modelli
Honda ben più economici.
Appaiono invece ben fatti i retro-
visori con sottili supporti ripiegabili
e dalle calotte a goccia. Per l’uso in
di. Entrambe le leve al manubrio so-
no regolabili e i comandi elettrici
hanno la tipica disposizione con ac-
censione e spegnimento motore a
destra e tutte le altre funzioni sul se-
mimanubrio di sinistra. L’accelera-
tore ha ottima scorrevolezza e corsa
soltanto un poco lunga, la frizione si
adopera con due dita ma non con-
vince in fatto di modulabilità per-
ché ha uno stacco repentino che
rende difficoltose le partenze allo
sprint. Il disegno del frontale si di-
stingue fra mille per via della visto-
sa presa dinamica che riceve l’aria
da passare all’air-box nel punto di
maggior pressione. Il tunnel d’allu-
minio che alimenta la scatola filtro
serve anche da sostengo per i due
fari a vetro liscio e parabole com-
plesse, per la strumentazione e il
cupolino. Quest’ultimo è sorretto
da un telaietto in vista fissato davan-
ti al serbatoio (non si poteva trovare
un attacco inferiore nascosto come
sulla CBR 900 ?) e sulla piastra su-
SI REGOLA FACILMENTE l’ammortizzatore posteriore grazie alla ghiera a scatti. La forcella rovesciata
ha l’attacco delle pinze predisposto ai freni da gara. Nel sottosella c’è spazio per il lucchetto e i documenti.
pista si smontano rapidamente, così
come gli indicatori di direzione an-
teriori e posteriori che non sono in-
tegrati alle sovrastrutture: l’estetica
ne guadagna parecchio.
Lo standard costruttivo è molto
buono nelle componenti tecniche,
ma con qualche pecca. Ad esempio
le numerose decals (compresa la
parte di ala sulla carenatura) sono
prive di copertura trasparente, a ec-
cezione di quelle del serbatoio; poi
la verniciatura in nero opaco del co-
done è sporchevole, la luce di coda
appare posticcia e le tubazioni i-
drauliche dei freni avrebbero potuto
essere in treccia metallica.
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