Leonardo Sciascia - La scomparsa di Majorana.pdf

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Leonardo Sciascia,
La scomparsa di Majorana.
Copyright 1975 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino.
Nel marzo del 1938 Ettore Majorana si imbarca sul postale
Napoli-Palermo, dopo aver espresso in due lettere il proposito di
uccidersi. A 32 anni, il fisico pi geniale della generazione di
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Fermi, con cui ha studiato. I maggiori scienziati dell'epoca ne
ammirano le straordinarie qualit speculative. Solitario, scontroso,
riservato, il giovane Majorana ha le doti per arrivare a risolvere i
problemi connessi con l'invenzione dell'atomica. Poi, l'improvvisa
scomparsa. I familiari pensano ad una fuga dettata dalla follia, ma a
nulla servono le ricerche dei servizi segreti, spronati dallo stesso
Mussolini: il corpo non verr ritrovato.
Majorana si davvero ucciso? E' stato rapito? O forse, di fronte
alle prospettive d'incubo aperte dalla scoperta dell'atomica
nell'Europa di Hitler e di Mussolini, ha preferito "scomparire"? Che
cosa si nasconde dietro il mistero Majorana?
Questo "caso", cos denso di implicazioni e di risvolti, al
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centro del nuovo "giallo" di Leonardo Sciascia, uno degli scrittori
pi sensibili ai problemi morali che assillano il nostro tempo, primo
fra tutti quello della responsabilit degli scienziati, dei tecnici e
degli intellettuali. Attraverso una indagine serrata e rigorosa,
Sciascia giunge ad offrirci una "chiave" persuasiva, animata dalla
lucida intelligenza e dalla passione civile che i suoi lettori gli
conoscono bene.
Leonardo Sciascia, nato nel 1921, vive oggi a Palermo. Tra i suoi
libri pi noti: Gli zii di Sicilia (1958), Il giorno della civetta
(1961), Il Consiglio d'Egitto (1963), A ciascuno il suo (1966), Il
contesto (1971), Il mare colore del vino (1973), Todo modo (1974) e
un volume di saggi, La corda pazza (1970), tutti pubblicati da
Einaudi.
O nobili scienziati, io non posso rispondere ai vostri sforzi con
qualcosa che sia pi della morte!
Prediligeva Shakespeare e Pirandello.
Edoardo Amaldi,
Nota biografica
di Ettore Majorana.
salvarlo e ricondurlo alla vita e alla scienza, non bisogna
tralasciar nessun mezzo intentato.
Con saluti cordiali e auguri di buona pasqua
Vostro
Giov' Gentile
Questa lettera - carta intestata "Senato del Regno", sulla busta:
da parte del sen' Gentile - Urgente - A S' E' il sen' Arturo Bocchini
- S' M' - Bocchini, capo della polizia, certamente l'ebbe nelle S' M'
(sue mani) lo stesso giorno in cui fu scritta. Due giorni dopo si
present nell'anticamera del suo ufficio il dottor Salvatore
in cui era la dicitura Oggetto della visita (specificare), specific :�
Riferire su importanti tracce dello scomparso prof' E' Majorana.
Lettera del Sen' Giovanni Gentile.
Fu ricevuto, e forse con impazienza. Bocchini, che aveva avuto il
tempo di informarsi del caso, certo se ne era fatta l'idea che
l'esperienza e il mestiere gli suggerivano: che come sempre vi
giocassero due follie, quella dello scomparso e quella dei familiari.
La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un passo dalla follia: e
il giovane professore quel passo lo aveva fatto, buttandosi in mare o
nel Vesuvio o scegliendo un pi elucubrato genere di morte. E i
familiari, come sempre accade nei casi in cui non si trova il
cadavere, o si trova casualmente pi tardi e irriconoscibile, ecco
che entrano nella follia di crederlo ancora vivo. E finirebbe con lo
spegnersi, questa loro follia, se continuamente non l'alimentassero
quei folli che vengono fuori a dire di avere incontrato lo scomparso,
di averlo riconosciuto per contrassegni certi (che sono invece vaghi
prima di incontrare i familiari; e appunto i familiari, nelle loro
ansiose e incontrollate interrogazioni, glieli fanno diventare
certi). E cos anche i Majorana erano arrivati - inevitabilmente,
Vitaliano Brancati,
Minutario (27 luglio 1940).
della scienza italiana. E se, come si spera, si ancora in tempo per
I.
Roma, 16-4-38 Xvi Cara Eccellenza,
Vi prego di ricevere e ascoltare il dott' Salvatore Majorana, che
ha bisogno di conferire con Voi pel caso disgraziato del fratello, il
professore scomparso.
Da una nuova traccia parrebbe che una nuova indagine sia
necessaria, nei conventi di Napoli e dintorni, forse per tutta Italia
meridionale e centrale. Vi raccomando caldamente la cosa. Il prof'
Majorana stato in questi ultimi anni una delle maggiori energie
Majorana. Compil la richiesta di udienza, e nella parte del modulo
come tutti - al convento: che il giovane professore vi si fosse
segregato. Di ci convinti, non c'era voluto molto - avr pensato
capo della polizia non poteva trattar da filosofo.
L'esortazione a cercar nei conventi - di Napoli e dintorni,
dell'Italia meridionale e centrale: e perch non anche dell'Italia
settentrionale, della Francia, dell'Austria, della Baviera, della
Croazia? - sarebbe insomma bastata al senatore Bocchini per mandare
al diavolo il caso; ma c'era di mezzo il senatore Gentile. Dei
conventi, comunque, nemmeno a parlarne: si rivolgessero, i familiari
dello scomparso, al Vaticano, al Papa: il loro supplicare sicuramente
sarebbe stato pi efficace di una richiesta da parte della polizia
italiana, dello Stato italiano. Tutto quello che il senatore Bocchini
poteva fare, era di ordinare nuove e pi approfondite indagini, sulla
Salvatore Majorana credeva portassero alla certezza che il fratello
non si era suicidato.
Il colloquio trov , sotto la penna del segretario di Sua
Eccellenza, sintesi ed esito. Sintesi mirabile, come in tutti i
carteggi della nostra polizia: dove quel che a noi pu sembrare - a
filo di grammatica, di sintassi, di logica - fuori di regola o di
coerenza, invece linguaggio che allude o indica o prescrive. Cos
senz'altro giusta, che dalla Div' Pol' (Divisione Politica?) cui era
diretto e dalle questure di Napoli e di Palermo altro non si volesse
che la conferma di quella che era l'ipotesi pi attendibile e pi
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sbrigativa: che il professor Ettore Majorana si era suicidato.
L'esito del supplemento d'indagine vi , insomma, gi scontato.
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Oggetto: Scomparsa (con proposito di suicidio) del Prof' Ettore
Majorana.
Il Sig' Salvatore Majorana, fratello del Prof' Ettore Majorana ora
scomparso dal 26-3 u's', riferisce su altri particolari potuti
accertare da loro stessi familiari:
Fatte le ricerche, con la collaborazione della Polizia (Questura di
Napoli), a Napoli e Palermo non si potuto venire a capo di nulla.
Il Prof' Majorana erasi recato da Napoli a Palermo con proposito di
suicidio (come da lettere da lui lasciate) e quindi supponevasi che
fosse rimasto a Palermo. Per tale ipotesi viene ora a scartarsi col
fatto che stato rinvenuto il biglietto di ritorno alla Direzione
della "Tirrenia" e perch stato visto alle ore cinque nella cabina
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del piroscafo - durante il viaggio di ritorno - che dormiva ancora.
Poi ai primi di aprile stato visto - e riconosciuto - a Napoli, tra
il Palazzo Reale e la Galleria mentre veniva su da Santa Lucia, da
una infermiera che lo conosceva e che ha anche visto ed indovinato il
colore dell'abito.
Dato ci , e siccome i familiari sono convinti ora che il Prof'
rifaccia lo spoglio dei cartellini d'albergo di Napoli e provincia
(Majorana si scrive col primo i lungo: Majorana, onde potrebbe darsi
che sia sfuggito il nome alle prime ricerche effettuate) e che la
Polizia di Napoli - che gi in possesso della fotografia -
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intensifichi le ricerche. Possibilmente si potrebbe fare qualche
indagine per vedere se abbia acquistato armi a Napoli dal 27 marzo in
qua.
Colpisce subito l'evidente svista del primo i lungo nel nome
Majorana, dove di i ce n' solo uno (una): ma gli si pu anche
guardate a che folle dettaglio questi folli familiari si attaccano.
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Bocchini - a convincere Giovanni Gentile: un filosofo che per il
base di quelle testimonianze, di quegli indiz , che il dottor
scrutandolo, il documento che abbiamo davanti ci d l'impressione,
Majorana ritornato a Napoli, si chiede da parte loro che si
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assegnare la funzione che di solito si assegna ai lapsus. E cio :
visto riguardo al colore dell'abito. Si tratta di un giudizio sulla
testimonianza dell'infermiera: dice di aver visto, ma ha soltanto
indovinato. Peraltro, in tutta la "nota di servizio" continuamente
sottinteso l'avvertimento: badate che sono i familiari a sollecitare
altre ricerche, badate che sono stati loro a raccogliere queste
testimonianze; noi siamo convinti che il professore, chi sa dove e
come, si suicidato - e come non si potuto venire a capo di nulla
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prima, cos non si verr a capo di nulla con nuove indagini.
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La "nota" attraversata da scritte grosse e impazienti. La prima,
a matita viola: Urge - conf(erire). La seconda, a matita verde: dire
alla Div' Pol' che S' E' desidera siano intensificate le ricerche.
Queste due annotazioni sono illeggibilmente siglate. Non lo la
indicano il digradare gerarchico: il viola, che allora era segno di
raffinatezza raffinatamente d mod (aveva usato inchiostri viola
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Anatole France; e un po' tutti gli scrittori, tra il 1880 e il 1930,
avevano vergato quelli che i cataloghi delle librerie antiquarie
chiamano "invii" con inchiostri di un viola liturgico), forse dello
stesso Bocchini (uomo, a quanto allora si diceva, raffinato,
spregiudicato e gaudente); il verde, di chi servilmente voleva
adeguarsi all'originalit del superiore, e dunque volgarmente: forse
il segretario; e infine lo scolastico, burocratico blu: del capo
della Div' Pol'?
Sul verso del secondo foglio poi, a penna, l'annotazione: Parlato
Appena cinque giorni dopo il colloquio del dottor Salvatore
Majorana col senatore Bocchini, questa parola - atti - praticamente
chiude il caso e lo tramanda agli archivi. Andr pi tardi a
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inserirsi nel fascicolo una comunicazione anonima (siglata in basso
dal funzionario che ne prese visione) datata Roma, 6 agosto 1938 (ed
da notare la mancanza dell'anno dell'Era Fascista: strana e grave
omissione, se da parte di un ufficio): "Sempre a proposito di
movimenti contro gli interessi italiani si prospetta in qualche
ambiente, che la scomparsa del Majorana, uomo di grandissimo valore
nel campo fisico e specialmente radio, l'unico che poteva seguitare
gli studi di Marconi, nell'interesse della difesa nazionale, sia
vittima di qualche oscuro complotto, per levarlo dalla circolazione
(1)."
L'anonimo informatore, evidentemente specializzato a fiutare nei
movimenti contro gli interessi italiani, era in anticipo di qualche
anno; e come tutti gli anticipatori, nessuno l'avr preso sul serio.
Questo genere di informazione, nel 1938, non l'avrebbero preso sul
serio nemmeno i servizi segreti tedeschi o americani; forse, appena,
quelli inglesi o francesi. Per la polizia italiana, c' da credere
sia stata addirittura la pietra tombale sul caso Majorana: tanto
doveva apparire pazzesca una simile ipotesi. Vero che gli italiani
favoleggiavano di scoperte lasciate da Marconi a buon punto e che
avrebbero reso - in mancanza d'altro, per come si andava prendendo
coscienza - invincibile l'Italia nella guerra che si temeva prossima.
E specialmente si favoleggiava di un "raggio della morte" che a Roma,
per esperimento, era stato lanciato a fulminare una vacca situata a
riceverlo in una radura nei pressi di Addis Abeba. Ne resta memoria
in quella specie di "dizionario delle idee correnti" sotto il regime
fascista che la commedia Raffaele di Vitaliano Brancati:
- In Etiopia morta una vacca!
- Una vacca? In Etiopia?... E che c' di strano?
- Ma bisogna vedere perch morta e di che cosa morta!
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Non invece da notare come svista o errore l'indovinato che segue al
terza, a matita blu: fatto. Con ogni probabilit , i tre colori
col Dr' Giorgi che ha preso nota ed ha provveduto. 23 4. Atti.
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- Pare che Marconi abbia sperimentato in Etiopia un raggio della
morte che uccide senza misericordia tutti gli animali e tutti gli
uomini che incontra nella sua strada!
- Ah, s ? Allora siamo a cavallo!
Ma era, appunto, un favoleggiare. E ben lo sapeva Arturo Bocchini.
allora poteva nascere il sospetto che nella scomparsa di Majorana ci
fosse un intrigo spionistico contro gli interessi italiani, altri non
potevano essere che quelli della burocrazia infima, dei portieri
(categoria alla quale molto probabilmente l'anonimo "confidente"
apparteneva), dei bottegai; non certo quelli dei fisici, dei
diplomatici, delle alte gerarchie militari o ministeriali. Ed �
facile pensare che il sospetto sia nato dopo che La Domenica del
Corriere pubblic l'annuncio della scomparsa: e tra i lettori di quel
settimanale.
subito dei torti per cui invocarle; il cittadino che vive come se la
polizia soltanto esistesse per degli atti amministrativi come il
rilascio del passaporto o del portodarme (per la caccia), se i casi
della vita improvvisamente lo portano ad avervi a che fare, ad averne
bisogno per quel che istituzionalmente , un senso di sgomento lo
prende, di impazienza, di furore in cui la convinzione si radica che
la sicurezza pubblica, per quel tanto che se ne gode, pi poggia
sulla poca e sporadica tendenza a delinquere degli uomini che
sull'impegno, l'efficienza e l'acume di essa polizia. Convinzione che
ha una sua parte di oggettivit : pi o meno secondo i tempi, pi o
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meno secondo i paesi. Ma nel caso di una persona scomparsa,
nell'ansiet e impazienza di coloro che vogliono ritrovarla, pu
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anch'essere del tutto soggettiva - e dunque ingiusta. E senz'altro
riconosciamo di essere anche noi ingiusti nei riguardi della polizia
italiana, del modo - che ci appare svogliato e senza acutezza - in
cui la polizia italiana condusse le indagini per la scomparsa di
Ettore Majorana. Non le condusse affatto, anzi: lasci che le
conducessero i familiari, limitandosi - come nella "nota" evidente
- a "collaborare" (e ad un certo punto, facile immaginarlo, a
fingere di collaborare). E lo siamo anche noi, ingiusti, perch anche
noi, dopo trentasette anni, vogliamo "ritrovare" Majorana - e per
"ritrovarlo" non abbiamo che poche carte, e pochissime nel fascicolo
della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza a lui intestato.
Su questi pochissimi fogli riviviamo l'ansiet , l'impazienza, la
delusione, il giudizio sulla inintelligenza e inefficienza della
polizia che certamente allora, e pi dolorosamente, e pi
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drammaticamente, vissero i familiari di Ettore Majorana.
Ma ci sono anche le ragioni degli altri, le ragioni della polizia.
Il caso era, per come definito burocraticamente "in oggetto", e
dunque oggettivamente, quello di una scomparsa con proposito di
suicidio. C'erano due lettere - una alla famiglia, l'altra ad un
amico - che dichiaravano nettamente il proposito; e in quella
all'amico anche il modo e l'ora in cui sarebbe stato attuato. Che poi
il proposito non fosse stato attuato la sera del 25 marzo, alle
undici, nel golfo di Napoli, alla polizia diceva soltanto - per
- E perch morta?
NOTE:
(1) Questa breve comunicazione eloquentemente dice della estrazione
e livello della generalit dei "confidenti". Gli ambienti in cui
Ii.
Il cittadino che nulla ha mai fatto contro le leggi n da altri ha
Zgłoś jeśli naruszono regulamin