Il Corriere della Sera - 04.09.2009.pdf

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VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009 ANNO 134 - N. 209
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La scelta Ferrari
Punito dalla Fifa
Oggi in edicola
Fisichella sulla Rossa
Il Chelsea bandito
Ancelotti senza mercato
Giovanni Allevi
Il 1˚ Cd
«Evolution»
Il «battesimo» a Monza
siemens.com/answers
di Roberto Perrone
a pagina 51
a9,90euro
siemens.com/answers
di Dallera, Ravelli, Terruzzi, Vanetti pg. 48-49
più il prezzo del quotidiano
Boffo si dimette: violentata lamia vita
L’appello dei ministri
La Cei: una vittima, siamo con lui. Bossi incontra il capo dei vescovi
C ONTRO A VIDITÀ
E I RRESPONSABILITÀ
M ETTIAMO F INE
ALL’ E RA DEI B ONUS
L’ A GGRESSIONE E LA F ERITA
Dino Boffo ha lasciato la direzione di Avvenire :
ieri mattina ha consegnato le dimissioni al presi-
dente dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco. Nella
lettera con cui ha rimesso l’incarico ha scritto che,
con le accuse del Giornale di Vittorio Feltri, «la
mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazio-
ni, sono state violentate». La Cei si è schierata con
il giornalista, definito una «vittima» di «attacchi
inqualificabili». Bossi incontra Bagnasco. Polemi-
ca sulla libertà di stampa . DA PAGINA 2 A PAGINA 9
Giannelli
L’immagine del premier
che la fine della turbolenza
finanziaria sia vicina... Occorre
però impedire che alcuni
portatori di interessi finanziari
possano riprendere le loro
consuetudini dannose... I rischi
associati ai compensi dei
banchieri dovranno essere
sorvegliati con attenzione... E’ per
questo motivo che oggi, al G20
dei ministri finanziari a Londra,
chiederemo che venga istituita
una severa normativa per
ridimensionare le retribuzioni dei
banchieri... Le banche dovranno
assicurare la massima trasparenza
pubblicando informazioni
dettagliate sui compensi offerti ai
propri dirigenti.
Come ci vedono
(male) all’estero
di MASSIMO FRANCO
N on capita spesso
si è prodotta. E per una par-
te di quel mondo, a torto o
a ragione, si tratta di uno
strappo violento e inaspet-
tato. Fermarsi a questo si-
gnificherebbe tuttavia offri-
re una fotografia incomple-
ta di un brutto capitolo:
per la politica, per il giorna-
lismo. E per la Chiesa catto-
lica.
Non si può trascurare
l’immagine di confusione e
di ambiguità offerta, so-
prattutto nella fase iniziale,
dalle gerarchie ecclesiasti-
che. I distinguo, le ipocri-
sie, il senso di sbandamen-
to e il cinismo, trasmessi
da chi oltre Tevere ha dato
l’impressione di utilizzare
la vicenda per regolare vec-
chi e nuovi conti, sono ap-
parsi a dir poco sconcertan-
ti. Lo scontro sembra aver
svelato, più che provocato,
lo sgretolamento di una
sorta di Prima Repubblica
cattolica. Solo nelle ultime
ore si è ricomposta un’uni-
tà che ha attenuato il so-
spetto di una lotta di pote-
re fra Segreteria di Stato e
Cei, e non solo.
Anche lì, dunque, la vi-
cenda lascia indovinare
una ferita aperta. D’altron-
de, al ringraziamento ai ve-
scovi ed alla Santa Sede,
Boffo affianca una bordata
a «qualche vanesio irre-
sponsabile che ha parlato a
vanvera»: un atto d’accusa
a chi, in Vaticano, ha attac-
cato Avvenire e difeso il go-
verno nei momenti più
drammatici dello scontro.
Boffo esce di scena pagan-
do un prezzo ben superiore
a qualunque responsabili-
tà; e con la consapevolezza
di un giornalista più che
corretto ma convinto di
non potere restare al timo-
ne come un’«anatra zop-
pa». In realtà, a uscire lesio-
nati sono in molti, anche
se forse non se ne rendono
conto.
che il direttore
del giornale dei
vescovi italiani
si dimetta per un attacco
del quotidiano di proprietà
del fratello del premier. Ep-
pure è quanto è avvenuto
ieri, al termine di una setti-
mana che si può definire
eufemisticamente concita-
ta e torbida. E sarà difficile,
nonostante gli sforzi imba-
razzati e francamente un
po’ penosi di alcuni espo-
nenti del centrodestra, can-
cellare l’impressione di
un’intimidazione contro i
vertici di Avvenire per le
critiche alla vita privata di
Silvio Berlusconi.
Il tentativo di dirottare
la responsabilità sull’offen-
siva martellante degli av-
versari contro le vicende
personali del presidente
del Consiglio è comprensi-
bile. Ma finisce per rendere
ancora più evidente la gra-
vità e la miopìa dell’aggres-
sione a Dino Boffo e al suo
giornale, di certo non cata-
logabili come esponenti di
una stampa militarizzata;
né tanto meno prevenuti
verso Berlusconi e il suo go-
verno. Al di là dei rilievi
che si possono muovere al
modo in cui il direttore di
Avvenire si è difeso da ac-
cuse mescolate al fango del-
le lettere anonime, prevale
la sensazione di un’opera-
zione politicamente poco
lucida, oltre che inquietan-
te.
di BEPPE SEVERGNINI
R eagire alla dichiarazione
d'un portavoce, minacciando
di bloccare il Consiglio Europeo,
pare eccessivo. Scegliere Danzica
e l'anniversario dell'invasione
tedesca per riprendere le beghe
italiane è inopportuno. Ma Silvio
Berlusconi sembra disinteressato
delle conseguenze internazionali
dei suoi comportamenti.
Dimentica che un capo di governo
— da sempre, dovunque — è il
primo ambasciatore del suo
Paese .
Latelefonata
diBenedettoXVI
EoraBerlusconi
vuoleildisarmo
di GIANGUIDOVECCHI
di FRANCESCOVERDERAMI
va telefonato al
cardinale Angelo
Bagnasco, presidente
Cei, chiedendo «notizie
e valutazioni».
A PAGINA 6
si arrivi a un
disarmo, ma deve
essere bilaterale».
Questa la reazione di
Silvio Berlusconi.
A PAGINA 9
A PAGINA 13
Anders Borg, Wouter Bos,
Jean-Claude Juncker
Christine Lagarde, Elena Salgado
Peer Steinbrück, Giulio Tremonti
CONTINUA A PAGINA 14
La figlia più piccola come John John nello Studio Ovale
A Napoli la prima vittima italiana del virus
Macchina salvapolmoni
può battere l’influenza A
L’ultimo test eseguito
sul giovane di 24 anni rico-
verato a Monza, ammalato
di influenza A, è risultato
negativo. Ciò vuol dire che
il virus è stato sconfitto,
ma la prognosi è riservata.
Parte del merito va a una
macchina inventata a Mila-
no che, utilizzando la circo-
lazione extracorporea,
asporta l’anidride carboni-
ca e garantisce l’ossigena-
zione, facendo riposare i
polmoni. In Australia e
Nuova Zelanda questo di-
spositivo ha salvato l’86%
dei pazienti; in Italia ne esi-
stono 2. Al Cotugno di Na-
poli è deceduto il 51enne
di Secondigliano colpito
dall'influenza A: è questa
la prima vittima italiana
causata dal contagio.
ALLE PAGINE 22 E 23
De Bac, Imarisio
Porciani, Ravizza
All’interno
IL CASO
Sfratto all’istituto
dove la Montalcini
studia il cervello
di GIOVANNI CAPRARA
Fra le righe amare della
lettera di dimissioni si in-
travede un filo di sarcasmo
verso un’aggressione «vit-
toriosa» che potrebbe rive-
larsi un boomerang per pa-
lazzo Chigi. Certo non og-
gi, né domani, perché ha ra-
gione Berlusconi a dire che
i rapporti con la Santa Sede
rimangono eccellenti; e
quelli con la Cei non po-
tranno non rimanere di col-
laborazione. Ma una ferita
A PAGINA 25
IL DECRETO
Obama, Sasha e la foto in stile Kennedy
Per i docenti precari
indennità
e supplenze brevi
Sasha, figlia più piccola del presidente Obama, gioca nello Studio Ovale: la foto è stata
diffusa dalla Casa Bianca. E ricorda lo scatto di John John che nel 1963 spuntava da sotto la
scrivania del presidente Kennedy: anche quello pensato per promuovere l’immagine di un
giovane presidente che si prendeva cura dell’America e della sua famiglia. A PAGINA 28 Serra
di GIULIO BENEDETTI
A PAGINA 24
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La migrazione arriva in anticipo, è un segnale d’allarme ambientale
Rondini in fuga per il clima impazzito
siemens.com/answers
di DANILOMAINARDI
Fino a qualche anno fa, a settembre,
le rondini si riunivano in grandi stormi
e preparavano la migrazione. Quell’af-
follarsi di rondini diventa raro o è anti-
cipato: a causa del clima impazzito, che
ha messo in crisi i cosiddetti animali
«specialisti» (rondini, ma anche usi-
gnoli — ormai spariti — e pipistrelli).
Essi hanno messo a punto un modo di
stare al mondo adattandosi a un am-
biente prevedibile e stabile. Quell’am-
biente però è cambiato e allora sono fa-
vorite altre specie, «generaliste», quali
topi, colombi e cinghiali. A PAGINA 29
In rete il film di un furto
Lancia la caccia ai ladri
mettendoli su YouTube
Tecnologie per città
più vivibili.
Filma i ladri in casa e mette il video su
YouTube. Nella speranza che i quattro
malviventi, a volto scoperto ripresi dal
circuito di videosorveglianza, vengano
presi. Lo ha fatto un imprenditore
bresciano. Il filmato è stato un successo:
mille contatti in un’ora.
A PAGINA 27 Spatola
Il direttore di Avvenire lascia dopo le critiche al premier e le accuse di Feltri. Polemica sulla libertà di stampa
A bbiamo motivo di sperare
B enedetto XVI ave-
«M i auguro che
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2 Primo Piano
Venerdì 4 Settembre 2009 Corriere della Sera
#
Il «caso Avvenire» La scelta
❜❜
Il killeraggio è stato fatto contro Berlusconi con due mesi di estenuanti
tentativi di attacco: l’origine sta tutta lì
Franco Frattini, ministro degli Esteri
«Basta, lascio Avvenire»
A Bagnasco: violentate la mia vita e la mia famiglia
MILANO — Ci ha provato,
non ce l’ha fatta. Il tentativo di
ubbidire all’appello del cardi-
nale Angelo Bagnasco, che due
giorni fa aveva respinto le sue
dimissioni chiedendogli di re-
stare al suo posto, si è infranto
contro lo sfinimento di Dino
Boffo al termine della notte
scorsa: e nella mattinata di ieri
il direttore di Avvenire ha ri-
messo il suo incarico, questa
volta irrevocabilmente, nelle
mani del presidente della Cei.
«La mia vita e quella della
mia famiglia, le mie redazioni
—esordisce nella lettera che ri-
produciamo integralmente qui
sotto e che Avvenire pubblica
oggi come editoriale — sono
state violentate con una volon-
tà dissacratoria che non imma-
ginavo potesse esistere». E que-
sto corrisponde all’immagine
dell’uomo profondamente pro-
vato descritta dai pochi che so-
no riusciti a parlargli in queste
ore. Ma il senso ultimo della
sue dimissioni — secondo la
sintesi di Domenico Montalto,
del comitato di redazione di
Avvenire — è appunto che es-
se «lo renderanno più libero di
difendersi senza coinvolgere il
giornale che ha subito un attac-
co senza precedenti».
Si chiude così almeno per
ora — perché lo stesso Boffo
profetizza che «la bufera è ben
lungi dall’attenuarsi», la guer-
ra scatenatasi una settimana fa
con la pubblicazione del dos-
sier sull’ormai ex direttore da
parte del Giornale della fami-
glia Berlusconi. Boffo, oltre al-
la guida del quotidiano della
Cei, lascia «con effetto imme-
diato» anche le direzioni del-
l’emittente Sat2000 edi Radio
Inblu , ricevendo da tutte e tre
le testate attestazioni unanimi
di «solidarietà umana e profes-
sionale, fiducia e stima». Il co-
mitato di redazione di
Sat2000 ha espresso «dolore e
amarezza» parlando di «un’ ag-
gressione brutale che ha tutto
il sapore e la sostanza di una in-
timidazione alla libera stam-
pa». I redattori della radio han-
no stigmatizzato in una nota
«l’attacco mediatico inqualifi-
cabile». E i giornalisti di Avve-
nire , al termine di una lunga as-
semblea, hanno divulgato un
comunicato in cui usano
l’espressione «macelleria gior-
nalistica» per bollare l’opera-
zione condotta dal «direttore
del Giornale e dagli altri che
via via si sono accodati».
Resta da fare una considera-
zione che, secondo riflessioni
raccolte in ambienti ecclesiasti-
ci, potrebbe avere il rilievo di
una semplice nota di cronaca
ma anche — lo si vedrà da
quel che succederà nei prossi-
mi mesi — qualcosa di più.
Boffo infatti, accanto alle di-
missioni di cui si è detto, alme-
no per ora manterrà invece
una serie di altri incarichi da
lui ricoperti nell’ambito della
comunità ecclesiale. Incarichi
poco noti presso chi non se ne
intende, ma nel loro contesto
assai importanti e delicati: re-
sta consulente del «Progetto
culturale» della Cei tuttora gui-
dato dal predecessore di Bagna-
sco, cardinale Camillo Ruini; e
resta membro del prestigioso
e potente Istituto Toniolo da
cui è amministrata l’Università
Cattolica. Lo stesso Istituto in
cui prima che in ogni altro po-
sto, ormai mesi fa, aveva preso
a circolare il dossier finito poi
sul Giornale una settimana fa.
P. Fo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le cariche
Solidarietà
Oltre alla guida del
quotidiano Cei il
giornalista lascia Tv2000
e Radio Inblu
Dino Boffo ha ricevuto
solidarietà dai giornalisti
di tutte le testate da lui
dirette per 15 anni
La lettera
❜❜
Contro di me, eminenza, un opaco blocco di potere
da sette giorni la mia persona è al centro di una
bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso
giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a
smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia
famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con
una volontà dissacratoria che non immaginavo
potesse esistere. L'attacco smisurato, capzioso,
irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me
dal quotidiano 'Il Giornale' guidato da Feltri e Sallusti,
e subito spalleggiato da 'Libero' e dal 'Tempo', non ha
alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un
opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il
potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non
l'avrà domani.
«Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perché ad
un quotidiano, "Avvenire", che ha fatto dell'autonomia
culturale e politica la propria divisa, che ha sempre
riservato alle istituzioni civili l'atteggiamento di
dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha
doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e
sempre rispettato il responso elettorale espresso dai
cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi
negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti
dall'onorevole Berlusconi, dovrà spiegare, dicevo,
perché a un libero cronista, è stato riservato questo
inaudito trattamento.
E domando: se si fa così con i giornalisti indipendenti,
onesti, e per quanto possibile, nella dialettica del
giudizio, collaborativi, quale futuro di libertà e di
responsabilità ci potrà mai essere per la nostra
informazione? Quando si andranno a rileggere i due
editoriali firmati da due miei colleghi, il "pro" e
"contro" di altri due di essi, e le mie tre risposte ad
altrettante lettere che "Avvenire" ha dedicato durante
l'estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi,
apparirà ancora più chiaramente l'irragionevolezza e
l'autolesionismo di questo attacco sconsiderato e
barbarico.
Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l'onestà
intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei
magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo
sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e
propagandato come fosse verità affermata, era una
colossale montatura romanzata e diabolicamente
congegnata. Fin dall'inizio si era trattato d'altro.
Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto
verrà, io non ho alcun dubbio. E tuttavia le scelte
redazionali che da giorni taluno continua
accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a
me, uomo di media, che la bufera è lungi
dall'attenuarsi e che la pervicace volontà del
sopraffattore è di darsi ragione anche contro la
ragione. Un dirigente politico lunedì sera osava
dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo
stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente
affermato che l'aggredito era proprio il direttore del
"Giornale", e tutto questo per chiamare a raccolta
uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si
vuole ad oltranza.
E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi
chiedo: io che c'entro con tutto questo? In una guerra
tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere
cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione,
io, ancora, che c'entro? Perché devo vedere disegnate
geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero
addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda? E
perché, per ricostruire fatti che si immaginano
fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola
di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare,
che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi
riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo
perché sono incorso, io giornalista e direttore, in un
episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto
poi a semplice contravvenzione?
Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e
allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non
quello che si pretende con ogni mezzo di farmi
ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un
reato "bagatellare", travestito oggi con prodigioso
trasformismo a emblema della più disinvolta
immoralità.
Feltri non si illuda, c'è già dietro di lui chi, fregandosi
le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato
di questa insperata operazione: bisognava leggerli
attentamente i giornali, in questi giorni, non si
menavano solo fendenti micidiali, l'operazione è presto
diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo,
francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo
dire invece che non potrò mai dimenticare, nella mia
vita, la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per
difendermi: mai - devo dire - ho sentito venir meno la
fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa
Sede.
Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a
vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle
intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre
esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non
posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita,
abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor
meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che
difendere a oltranza una persona per quanto
gratuitamente bersagliata.
Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato
alla serena e lucida determinazione di dimettermi
irrevocabilmente dalla direzione di "Avvenire",
"Tv2000" e "Radio Inblu", con effetto immediato. Non
posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora,
per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge
la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti
gli italiani, quasi non ci fossero problemi più seri e più
incombenti e più invasivi che le scaramucce di un
giornale contro un altro.
E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai
giornali: cos'altro dovrebbe fare, premiarci? So bene
che qualcuno, più impudico di sempre, dirà che
scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e
moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia,
nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che
da qui in poi si registrerà potrà turbarmi o sviare il
senso di questa decisione presa con distacco da me e
considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e
del mio amato Paese. In questo gesto, in sè mitissimo,
delle dimissioni è compreso un grido alto, non importa
quanto squassante, di ribellione: ora basta.
In questi giorni ho sentito come mai la fraternità di
tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le
ringrazio della solidarietà che mi hanno gratuitamente
donato, e che mi è stata preziosa come l'ossigeno. Non
so quanti possano vantare lettori che si preoccupano
anche del benessere spirituale del "loro" direttore, che
inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano
spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le
assicuro che sono l'eredità più preziosa che porto con
me. Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare
quella di "Avvenire" per il bene che mi ha voluto, per la
sopportazione che ha esercitato verso il mio non
sempre comodo carattere, per quanto di spontanea
corale intensa magnifica solidarietà mi ha espresso
costantemente e senza cedimenti in questi difficili
giorni. Non li dimenticherò. La stessa gratitudine la
devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore
generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati,
al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla
mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti,
corrispondenti.
Gli obiettivi che "Avvenire" ha raggiunto li si deve ad
una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni
mattina, è scattata tra tutti quelli impegnati a vario
titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi
e collaboratori non condividono oggi la mia scelta
estrema, ma sono certo che quando scopriranno che
essa è la condizione perché le ostilità si plachino,
capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena.
Eminenza, a me, umile uomo di provincia, è capitato
di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale
per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di
Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: è stata
l'avventura intellettuale e spirituale più esaltante che
mi potesse capitare. Un dono strepitoso,
ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al
cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali
monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun
Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia
affezione sconfinata: mi è stato consentito di essere,
anzi sono stato provocato a pormi quale laico
secondo l'insegnamento del Concilio, esattamente
come avevo studiato e sognato negli anni della mia
formazione.
La Chiesa mia madre potrà sempre in futuro contare
sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in
occasione del cambio di direzione al quotidiano "Il
Giornale", scriveva Giampaolo Pansa: «Dalla carta
stampata colerà il sangue e anche qualcosa di più
immondo. E mi chiedo se tutto questo servirà a
migliorare la credibilità del giornalismo italiano. La
mia risposta è netta: no. Servirà soltanto a rendere
più infernale la bolgia che stiamo vivendo».
Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che
provai un certo qual brivido, ora semplicemente
sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo
un po' meno arie e imparassimo ad essere un po' più
veri secondo una misura meno meschina dell'umano.
L'abbraccio, con l'ossequio più affettuoso.
Qualcuno un giorno dovrà spiegare
perché a un libero cronista è stato
riservato un inaudito trattamento.
Contro di me una colossale
montatura ben congegnata
La decisione di Boffo
Ecco il testo integrale della lettera di dimissioni
dall’Avvenire inviata da Dino Boffo al cardinale
Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza
Episcopale Italiana
E minenza Reverendissima,
❜❜
147306063.009.png 147306063.010.png 147306063.011.png 147306063.012.png 147306063.013.png 147306063.014.png 147306063.015.png 147306063.016.png
Corriere della Sera Venerdì 4 Settembre 2009
Primo Piano
3
#
❜❜
C’è da tempo una regia di intimidazione verso quella stampa
non condizionata dal conflitto d’interessi Dario Franceschini, Pd
❜❜
Grande apprezzamento per la decisione di Boffo, ha compiuto
un gesto nobile per amore della Chiesa
Roberto Formigoni, Pdl
Dietro le quinte Il quotidiano Cei subito riunito in assemblea
L’angoscia e le notti insonni
I «suoi» giornalisti: barbarie
Il «vice» rassicura la redazione. Poi arriva la notizia: dimissioni
MILANO — Forse ci sono
due Dino Boffo, dentro una
stessa pelle: così rifletteva ieri,
mentre in redazione comincia-
va l’assemblea più imprevista
che ci fosse sino a poche ore
prima, uno dei giornalisti più
anziani dell’ Avvenire . E sovrap-
porre quei due Boffo, per la ve-
rità, fa un certo effetto. Perché
uno è l’uomo cui pochi amici
hanno parlato in questi giorni,
e che per giorni e notti hanno
raccolto «l’angoscia di un uo-
mo a pezzi»: così emotivamen-
te distrutto da non riuscire,
malgrado il presidente della
Cei in persona glielo avesse ri-
petutamente chiesto, a restare
comunque in trincea sino a
nuovo ordine. L’altro Boffo pe-
rò è quello che emerge dalla let-
tera di «resa» elaborata un po’
alla volta per una settimana e
definitivamente inoltrata ieri
allo stesso cardinale Bagnasco.
Resa fino a un certo punto, a
giudicare da una frase che for-
se più di altre la riassume: «In
questo gesto in sé mitissimo
delle dimissioni è compreso
un grido alto, non importa
quanto squassante, di ribellio-
ne: ora basta».
E dire che la mattinata di ie-
ri, ad Avvenire , era cominciata
nel segno dell’ottimismo. Poco
dopo mezzogiorno era inco-
minciata la riunione di redazio-
ne e, per la prima volta da una
settimana, l’aria sembrava di-
versa. Boffo non c’era, ma nes-
suno aveva dato grande impor-
tanza all’assenza: dopo la fidu-
cia ripetutamente confermata-
gli non solo da Bagnasco per la
Cei ma anche dal segretario di
Stato della Santa Sede, Tarcisio
Bertone, Boffo a questo punto
aveva — secondo chi era più in
confidenza con lui — soprattut-
to bisogno di riposarsi e dormi-
re. Così Marco Tarquinio, del
tutto ignaro che di lì a poco sa-
rebbe stato trasformato da vice
a direttore ad interim, la riunio-
ne l’aveva aperta in tono tran-
quillo: oggi forse si comincia a
voltare pagina, era stato il mes-
saggio colto dai capiredattori.
Figurarsi la botta che è stata
quando uno di loro, seduto da-
vanti al computer, proprio in
quel momento si è visto com-
parire davanti la notizia d’agen-
zia: «Boffo si è dimesso».
L’omaggio
E infatti Boffo, 56 anni, di
Asolo, mantenendo l’impegno
preso appena il giorno prima
col Comitato di redazione, ave-
va appena finito di comunicare
telefonicamente la propria deci-
sione «al Cdr prima che a
chiunque altro». «La telefonata
l’ho presa io — ha detto Nico-
letta Martinelli, che del Cdr fa
parte insieme col collega Dome-
nico Montalto — e malgrado
tutto quello che ha dovuto sop-
portare in questi giorni ho sen-
tito comunque il direttore sere-
no nella sua determinazione».
Vedere le facce che arrivava-
no via via in redazione nel po-
meriggio, per l’assemblea im-
mediatamente convocata, era
come assistere a una sfilata di
rabbia, amarezza, indignazione
e orgoglio tutto insieme. «Inti-
midazione», «esecuzione»,
«barbarie»: parole ripetute al-
l’infinito. «Un galantuomo»,
hanno aggiunto in diversi. Ed è
una solidarietà che va spiegata,
perché la verità è che Boffo —
vuoi per temperamento, vuoi
per stress, vuoi per i problemi
di salute anche gravi che aveva
dovuto affrontare negli ultimi
anni — non era per niente un
direttore «facile». Con molti
suoi giornalisti ha avuto, nei
15 anni della sua direzione,
scontri anche durissimi. «Rin-
grazio la redazione di Avvenire
per la sopportazione che ha
esercitato verso il mio caratte-
re non sempre comodo», ha
scritto ieri tra l’altro.
Ad Avvenire ci era arrivato
in modo singolare: dal di den-
tro, in un certo senso, essendo
approdato nel ’78 al Consiglio
di amministrazione dalla segre-
teria generale dell’Azione catto-
lica. Fu Lino Rizzi, che negli an-
ni ’90 dirigeva il giornale e for-
se non aveva molta dimesti-
chezza di rapporti con le gerar-
chie vescovili, a chiamarlo co-
me suo vice proprio per tenere
quei rapporti. Lo ha fatto da
maestro finché è durata l’epo-
ca di Wojtyla e Ruini. Poi forse
sono cominciati i problemi.
Tra segreteria di Stato e Cei, tra
anime diverse della Chiesa, e
forse sempre di più anche tra
base e vertici, con Boffo in mez-
zo: quasi costretto alla fine, se-
condo più di una analisi, a
schierarsi apertamente contro
Berlusconi proprio per l’infini-
tà di lettere con cui i fedeli sta-
vano sommergendo la redazio-
ne. Lo scontro interno alla Chie-
sa e il Giornale «della famiglia
del premier», è l’analisi di mol-
ti redattori di Avvenire , a quel
punto hanno potuto avere in
Boffo un bersaglio comune.
«Le sue dimissioni — dice la
nota votata all’unanimità dal-
l’assemblea — sono l’amaro e
sconcertante esito di questo
plateale e sconcertante attacco.
Su questo invitiamo a medita-
re, in una giornata che dovreb-
be essere triste per tutti».
Paolo Foschini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Direttore Galantuomo»:
questo il titolo con cui
il quotidiano cattolico
dà oggi in prima pagina
la notizia delle dimissioni
Le tappe della vicenda
1
«Avvenire»
e la desolazione
Ai lettori indignati che
scrivono sul caso
Berlusconi-escort, a
luglio Boffo risponde:
«Lo scenario appare
nella sua potenziale
desolazione»
La successione alla guida del giornale Cei
Delle Foglie candidato di Bagnasco
Fabi l’alternativa, interim a Tarquinio
2
In prima pagina
sul «Giornale»
MILANO — «Noi continueremo a fare il
giornale che abbiamo sempre fatto,
continueremo a raccontare l’Italia, come
abbiamo fatto anche in questi giorni di
attacchi». Parola di Marco Tarquinio, che ieri
ha assunto ad interim la direzione di Avvenire :
un incarico che, secondo le prime voci,
potrebbe non essere breve. Quanto alla scelta
definitiva per la successione a Dino Boffo, il
tam tam delle indiscrezioni dà in pole position
Mimmo Delle Foglie, già editorialista del
quotidiano dei vescovi, organizzatore e
promotore del «Family Day» e portavoce di
«Scienza e Vita». Probabile anche una divisione
della direzione tra il giornale e la televisione
Sat 2000 , finora guidata anch’essa da Boffo: il
candidato alla guida dell’emittente sarebbe
Stefano De Martis, finora condirettore. Da
notare che nei giorni scorsi Delle Foglie è stato
uno dei più convinti difensori di Boffo,
arrivando a citare contro Vittorio Feltri la
celebre esortazione di Francesco Saverio
Borrelli («Resistere, resistere, resistere») per
incoraggiare il direttore sotto attacco a non
cedere «alla tentazione di darla vinta a un
giornalista dai metodi squadristici, che per
difendere il suo padrone pensa sia sufficiente
crocifiggere un collega, al motto colpirne uno
per educarne cento». La soluzione Delle Foglie
sarebbe dunque quella più in continuità con la
linea Boffo e la più gradita al presidente della
Cei Angelo Bagnasco, mentre l’ala della
conferenza episcopale più sensibile alle
indicazioni delle segreteria di Stato vaticana
preferirebbe Gianfranco Fabi, attuale direttore
di Radio 24 , che all’ Ansa ha commentato così
la voce: «Lasciamo pure che il nome circoli».
Un’alternativa a Fabi viene considerato il
direttore de Il Velino Roberto Fontolan, in
pista anche per succedergli a Radio 24 .
Infine, l’ipotesi più suggestiva e «dispettosa»
nei confronti di Feltri: Andrea Tornielli,
stimato vaticanista del Giornale .
Venerdì 28 agosto
Il Giornale di Feltri
pubblica un articolo su
Boffo e lo titola così:
«Il supermoralista
condannato per
molestie»
3
L’ammenda
del 2004
Il gip di Terni Panariello
rende pubblico il
decreto di condanna
penale del 2004 che
condannava Boffo a
un’ammenda di 516
euro per molestie
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Venerdì 4 Settembre 2009
Primo Piano
5
#
Il «caso Avvenire» La Chiesa
❜❜
È un omicidio della democrazia che ha un mandante: Silvio
Berlusconi, che usa l’olio di ricino coi non allineati Antonio Di Pietro, Idv
Sul «New York Times»
«Il giornalista cattolico
è l’ultima vittima
del premier italiano»
Sul web
L’articolo
che il New
York Times
ha dedicato
alle
dimissioni
del direttore
di Avvenire ,
Dino Boffo:
«Un
giornalista
italiano è
l’ultima
vittima di
Berlusconi»
Cardinale Il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco (66 anni) ha ricevuto la lettera di dimissioni definitive e immediate di Dino Boffo (Eidon/Frustaci)
La Cei: attacco inqualificabile
Santo Padre e della presenza
cristiana nella società italiana,
sempre pronto a valorizzare
tutto ciò che di vero e di buo-
no lo Spirito suscita, dentro e
fuori la Chiesa».
Dimissioni «traumatiche,
tristi e coraggiose», fa sapere
Scienza e Vita. E il Forum delle
associazioni familiari: «Il ge-
sto ci conferma sullo spessore
umano di Boffo, sulla sua pro-
fonda libertà e totale disponi-
bilità al servizio della Chiesa»,
dice il presidente Francesco
Belletti. «Ma il gesto difficil-
mente basterà a mettere la pa-
rola fine a questa sporca vicen-
da: il sistema informativo avrà
molto da riflettere sulle cose
che non vanno e da leccarsi
non poche ferite». Anche l’Uc-
si, l’unione della stampa catto-
lica italiana, scrive: «Si usano i
giornali come strumenti di lot-
ta politica e come pugnali per
colpire alla schiena gli avversa-
ri del momento, come ha fatto
Feltri contro Boffo, al quale i
giornalisti dell’Ucsi esprimo-
no piena solidarietà umana e
professionale».
MILANO — «Un giornalista italiano è l’ultima vittima
di Berlusconi». Questo il titolo con cui l’edizione
online del New York Times ieri puntava l’attenzione
sulle dimissioni del direttore dell’ Avvenire Dino
Boffo. «Nell’ultimo round di un litigio sempre più
feroce, senza usare i guanti, tra Chiesa e Stato, il
direttore cattolico si è dimesso, pochi giorni dopo
che un quotidiano legato al premier Silvio Berlusconi
lo aveva accusato di essere un omosessuale
destinatario di una causa legale per molestie», si
legge sul sito, secondo cui il messaggio dell’attacco
del Giornale era stato chiaro: «Un quotidiano
cattolico dovrebbe stare attento a non criticare la vita
privata del premier». Il giornale newyorkese
sottolinea poi come «critici e alleati dicono che
Berlusconi si sta gettando in acque pericolose,
creando un ambiente dove ogni tipo di criticismo è
visto come slealtà». Anche il sito web del britannico
Times dedica ampio spazio alle dimissioni di Boffo:
«Il direttore cattolico si dimette dopo gli attacchi
"omofobici" del giornale di Berlusconi».
Il presidente della Conferenza episcopale: gratitudine a Boffo
ROMA— Sabato lo aveva di-
feso dall’«attacco disgustoso e
molto grave», ripetendo la «sti-
ma e fiducia mia personale,
dei vescovi italiani e di tutte le
comunità cristiane». Alla fine
il cardinale Angelo Bagnasco,
ieri, non ha potuto che «pren-
dere atto con rammarico» del-
le «dimissioni irrevocabili» di
Dino Boffo. Soprattutto, però,
il presidente della Cei esprime
in una nota «l’inalterata stima
per la sua persona, oggetto di
un inqualificabile attacco me-
diatico». E a Boffo, «personal-
mente e a nome dell’intero epi-
scopato», conferma la «profon-
da gratitudine per l’impegno
profuso in molti anni con com-
petenza, rigore e passione, nel
compimento di un incarico
tanto prezioso per la vita della
Chiesa e della società italia-
na». Non solo: «Apprezzando
l’alta sensibilità umana ed ec-
clesiale che lo ha sempre ispi-
rato, gli manifesta vicinanza e
sostegno nella prova, certo
che il suo servizio alla Chiesa e
alla comunità civile non verrà
meno».
La nota della Cei arriva subi-
to dopo l’annuncio delle dimis-
sioni, ed è l’unico commento
«autorizzato» della giornata.
Anche dal Vaticano, ufficial-
mente, arriva soltanto un «no
comment», come spiega il por-
tavoce, padre Federico Lom-
bardi: «Lasciamo tutto alla
Conferenza episcopale. Mi pa-
re che sia la sede corretta e il
suo presidente ne ha l’autori-
tà. Non abbiamo altro da ag-
giungere». Il sito della Radio
Vaticana , comunque, ieri ha ri-
portato in prima pagina la no-
tizia e il commento del cardi-
nale.
Ma la faccenda, ora, riguar-
da la Cei. E si è deciso di «la-
sciare la scena alla lettera di
Boffo e alle parole del presi-
dente», spiegano ambienti vi-
cini alla Conferenza episcopa-
le: ai vescovi è stato data indi-
cazione di non parlare. Con
qualche eccezione, come le pa-
role dell’arcivescovo di Caglia-
ri, Giuseppe Mani, rilanciate
dalle agenzie: «Si è trattato di
un gioco mediatico con il qua-
le Berlusconi è riuscito a spo-
stare l’attenzione da se stesso
a quest’altro caso, ora si parla
di questo e non più di lui. Ma
la gente non è interessata alla
vicenda, la Chiesa è un’altra co-
sa e le persone lo sanno».
Dal mondo cattolico, del re-
sto, piovono dichiarazioni di
solidarietà. A cominciare dal
Cl, la Fraternità fondata da
don Luigi Giussani: «Comunio-
ne e Liberazione è grata a Dino
Boffo per il lavoro di questi an-
ni a servizio dei Vescovi, del
Il sindacato dei giornalisti
«The Economist»
Fnsi: gesto estremo e doloroso
per tutelare la libertà di tutti
Rotative ferme in extremis
«Il gelo tra Chiesa e premier
segnò la fine di Prodi»
MILANO — «Un gesto estremo a difesa della libertà»,
così il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi,
commenta la scelta di Dino Boffo: «Con le sue dimissioni
da direttore di Avvenire e delle altre testate cattoliche
della Cei — continua Siddi — ha risposto con un atto di
grande dignità intellettuale e di libertà che merita alta
considerazione e che ci addolora e, penso, addolori tutti i
giornalisti che credono nel rispetto delle persone e delle
idee di tutti. In questo si esprime e si misura anche lo
spessore umano e professionale di Dino Boffo». Secondo
Siddi «intimidazioni e vendette sulla stampa sono
sempre ferite gravi per la libertà».
G. G. V.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In uscita
L’articolo
che The
Economist
dedica oggi
al caso
Boffo: «C’è
uno stallo tra
la Chiesa e
Berlusconi,
simile a
quello che
segnò l’inizio
della fine del
governo
Prodi»
Cl
Il comunicato di
Comunione e
Liberazione: grati a Boffo
per il lavoro di questi anni
Bindi: tra noi contrasti ma seppe difendermi
ROMA — Si conoscono da trenta-
cinque anni, da quando frequentava-
no l’Azione Cattolica. «Risale ad allo-
ra la collaborazione, la vicinanza e an-
che in parte l’amicizia», racconta Ro-
sy Bindi. Poi «abbiamo preso due stra-
de diverse, lui la strada del giornali-
smo e dell’ Avvenire mentre io ho fat-
to altro nella vita». E ci sono state al-
tre «incomprensioni» e amarezze, co-
me sui Dico quando l’ Avvenire l’ha
messa in croce, «ma ci sono stati an-
che momenti, come nel 2000, in cui
devo dare atto a Dino Boffo di aver
pubblicato un articolo di Domenico
Rosati quando non mi rinnovarono
come ministro della Sanità».
Ma poi l’«Avvenire», come dice
Boffo nella sua lettera di dimissioni,
ha seguito con attenzione il centro-
destra.
«È stato in questi anni molto rispet-
toso, e so di usare un eufemismo, nei
confronti del centrodestra. Poi per es-
sersi azzardato a rispondere a centina-
ia di lettere che chiedevano una paro-
la sul caso Berlusconi, Boffo ha subìto
una rappresaglia che è un attacco alla
libertà di informazione e alla vita de-
mocratica del Paese che non ha prece-
denti».
È un attacco all’informazione ma
anche alla Chiesa. Che effetti avrà?
«Questa vicenda crea dei presuppo-
sti per una rottura tra il centrodestra
e il mondo cattolico, il quale ha vota-
to in maggioranza per Berlusconi, an-
che perché orientato».
Dai vescovi?
«È considerato più affidabile per i
temi della vita e della famiglia e dei
rapporti tra scienza e ricerca. Ma quel-
lo che è successo in questi giorni in-
durrà non pochi dubbi: se sgarri c’è
una rappresaglia. Quello che ha fatto
il Giornale è molto grave. Chi è senza
peccato scagli la prima pietra, tutti so-
no peccatori e nessuno può lanciare
la pietra. Ma si è sottovalutato un par-
ticolare: solo Gesù Cristo può chiede-
re chi è senza peccato».
E Feltri non è Gesù Cristo.
«La critica al potere è il sale della
democrazia e invece noi siamo passa-
ti dalla pretesa dell’impunità giuridi-
ca a quella dell’impunità morale e alla
negazione del diritto di critica e di do-
manda. Io spero in una reazione del
Paese, lo dico sempre ai miei amici
preti: non ci sono solo giornali e tv
ma anche le omelie e l’associazioni-
smo. E anche noi dovremo fare la no-
stra parte: il Pd deve porsi il proble-
ma del rapporto non con il tal vesco-
vo ma con i cattolici e la Chiesa, pur
nell’autonomia reciproca. Del resto
possiamo stare a testa alta per il mo-
do in cui ci siamo comportati».
Si riferisce ai famosi Dico?
«Contro i Dico hanno organizzato
una piazza. Ma non si dimenticasse
da parte nostra l’accettazione silenzio-
sa di quella piazza, salvo alcuni estre-
misti, come manifestazione di critica
democratica».
E Boffo era con quella piazza.
«Sì, ma io difendo l’autonomia di
un giornale, di un giornalista e di una
persona».
Pensa che sia stato un errore ri-
manere a dirigere l’«Avvenire» do-
po la sentenza?
«Non so quanto possa piacere all’in-
teressato: ma non mi interessa se è ve-
ro o no perché rifiuto la logica che
non si può criticare solo se si è senza
peccato. E poi perché essere il presi-
dente del Consiglio è una funzione pa-
ragonabile a quella di nessun altro. E
infine quando c’è un’aggressione di
diritto e libertà non mi interesso se
chi viene aggredito è illibato o meno,
cerco di fermare gli aggressori».
Feltri?
«Silvio Berlusconi».
Gianna Fregonara
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Il risultato della polemica sul caso Boffo è
«uno stallo fra la Chiesa e Berlusconi». Lo scrive il
settimanale inglese The Economist , nel numero in
edicola oggi aggiornato all’ultimo per dare conto delle
dimissioni del direttore di Avvenire , in un articolo che
ripercorre le tappe dello scandalo avviato dalla
pubblicazione sul Giornale della notizia dell’ammenda
pagata da Boffo «per aver molestato una donna in una
caso dalle sfumature omosessuali». «Un simile
raffreddamento di rapporti — si legge — segnò l’inizio
della fine per il precedente governo di centrosinistra».
Il Cavaliere, però «ha ancora delle buone carte da
giocare». In particolare dopo le critiche espresse anche
da ambienti cattolici sui comportamenti del premier «il
Vaticano potrebbe temere una rappresaglia di
Berlusconi» attraverso «l’abbandono dell’iniziativa
legislativa restrittiva sul testamento biologico o il
blocco a una inchiesta parlamentare ostile sulla pillola
abortiva. C’è anche il rischio che i suoi seguaci laici
possano promuovere una legge per il riconoscimento
delle coppie di fatto, gay compresi».
Quando c’è
un’aggressione di diritto
e libertà non mi interessa
se l’aggredito è illibato:
lo difendo e basta
I vescovi con l’ex direttore
Cattolica pd «Io e lui insieme nell’Azione cattolica, lì nacque la vicinanza e in parte l’amicizia»
❜❜
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