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STORIA DEL GIORNALISMO di Gozzini

STORIA DEL GIORNALISMO di Gozzini

 

·         opinione pubblica = l’insieme di cittadini che leggono i giornali e attraverso essi si informano degli avvenimenti capaci di condizionare le loro esistenze.

A metà del XV secolo l’invenzione del torchio e dei caratteri mobili ha mutato radicalmente modi e tempi di trasmissione della cultura, che diventa riproducibile e trasportabile. La tecnologia di Gutemberg fornisce poi le basi per le prime riviste e gazzette, che fanno la loro comparsa a partire dal XVII secolo, aggiungendo un’altra caratteristica discriminante della stampa moderna: la periodicità. È solo sotto la spinta poderosa della rivoluzione che questo circolo vizioso si rompe.

·         Nei primi decenni dell’800 fanno la loro comparsa il torchio a vapore, il telegrafo, la rotativa.Ognuno di questi avanzamenti tecnici corrisponde ad un salto di quantità e di qualità del mestiere del giornalista, che adesso è in grado di trasmettere le notizie in un tempo sempre minore e di raggiungere un numero sempre più ampio di individui (nascono le agenzie di stampa, aumentano i costi di produzione, la pubblicità diventa una fonte insostituibile di finanziamento). Ma una volta svincolata dalla soggezione al potere politico, la stampa vede profilarsi il pericolo di una nuova subordinazione al potere economico di gruppi e interessi privati.

·         Si fa strada una cultura della notizia che concepisce l’informazione con un valore d’uso, utile e importante di per sé: il giornale non è più soltanto un contenitore di fatti e opinioni. La professione giornalistica cresce in complessità ad articolazione interne: si moltiplicano e si separano ruoli e funzioni (accanto ai redattori compaiono cronisti, reporter, inviati speciali

 

LA STAMPA                            (1450 – 1650)

·         Gutenberg nel 1456 stampa un’edizione in 2 volumi della Bibbia in latino. Fino a questo momento la tecnica di stampa è stata la xilografia: una matrice di legno in rilievo che riproduce un’intera pagina. Gutenberg ha invece ideato dei caratteri mobili: ogni singola lettera dell’alfabeto è stata incisa in rilievo e si sono così ricavate tante piccole matrici di ogni lettera, che possono essere composte insieme a formare una pagina per poi essere smontate e riutilizzate.

·         Fino a Gutenberg sia il processo di lavorazione sia i materiali utilizzati contribuiscono a fare del libro un prodotto raro e costoso, la cui circolazione è riservata ad ambienti estremamente ristretti. L’esperimento di Gutenberg deve la propria fortuna al fatto di non essere privato e di essere riproducibile e trasportabile.

·         Aldo Manuzio, che apre a Venezia la sua stamperia, è il primo stampatore ad intuire la possibilità di un allargamento del pubblico di lettori e ad incrementare le tirature fino al migliaio di esemplari. Al carattere gotico di Gutenberg, egli sostituisce il carattere latino che presenta il vantaggio di poter essere stampato sia in tondo che in corsivo, stile che viene anche chiamato italico: grazie a questa maggiore versatilità il nuovo carattere si afferma rapidamente in gran parte d’Europa. I volumi editi fino alla fine del 400 vengono chiamati 'incunaboli'. L’apparizione e la diffusione del libro a stampa determinano diverse rivoluzioni che meritano di essere collocate all’origine dell’età moderna, accanto alla scoperta dell’America:

1.       il passaggio dal corsivo a mano al carattere di stampa; ne deriva una formalizzazione e standardizzazione della lingua scritta che si rivela decisiva per la definizione delle lingue nazionali

2.       l’aumento quantitativo della produzione libraria e della sua circolazione, anche al di fuori degli ambiti accademici e religiosi; ciò facilita anche un accesso individuale più libero alla cultura " il primo riflesso storico di questo processo lo si vede nel diffondersi del movimento di Riforma religiosa; il rapporto tra stampa e Riforma è duplice: non soltanto la prima fornisce un mezzo di comunicazione più rapido ed efficace alla seconda, ma l’ampliamento della circolazione libraria predispone anche un ambiente culturale più favorevole ad un’appropriazione individuale delle verità religiose o scientifiche

3.       il sorgere di una nuova autorità, più diffusa ed influente, della lingua scritta rispetto a quella parlata

4.       L’invenzione della stampa si colloca così all’interno di un passaggio tra oralità e scrittura che si rivela determinante.

·         Compare così una nuova ed attiva cultura della notizia che coglie l’utilità sociale delle informazioni, il loro valore d’uso e quindi il loro valore di scambio: si affaccia l’idea che la notizia possa essere una merce appetibile dal pubblico e redditizia per chi la produce. Uno degli effetti più importanti di questa nuova cultura è quello di produrre una nuova attenzione per i gusti dei lettori effettivi o potenziali.

·         privilegi:

-          i sovrani concedono il diritto di stampa in esclusiva ad un solo stampatore

-          si proibisce la stampa e la diffusione di opere senza la preventiva autorizzazione del vescovo e del sovrano

-          si istituisce la censura e l’indice dei libri proibiti

-          gli stampatori vengono sottoposti ad un regime di licenze concesse dalla corona

-          viene stampato il primo libro bianco, ovvero una pubblicazione di documenti ufficiali da parte dei governi

-          vengono impartite delle norme severe che assegnano un nome ed un marchio distinto ad ogni stampatore per evitare confusioni e definire le responsabilità individuali di carattere eventualmente penale

-          si sancisce il principio dell’imprimatur, del visto preventivo della censura curiale sulle opere

-          vengono introdotti degli organi del potere politico che comprendono degli editori, dei librai e degli stampatori autorizzati, sottoponendoli al controllo del re e disciplinando severamente l’accesso alla professione

Sui libri a stampa compaiono i primi colophon, etichette che definiscono un sistema di copyright, di tutela dei diritti di esclusiva sulle pubblicazioni. Il clima della Controriforma allinea la Chiesa di Roma a questa generale tendenza ad una sorveglianza più stretta sulla stampa. Eppure, anche se costretto sotto quest’ombra protettiva e soffocante, il mestiere di stampatore conosce una fortuna ed un prestigio crescenti. Gli stampatori riassumono in sé la doppia figura dell’editore e dello stampatore, dell’intellettuale e dell’artigiano.

 

IL SETTIMANALE                            (1650 – 1700)

Ma anche in altre parti d’Europa dove il potere di controllo esercitato dai sovrani è più forte, gli editori avvertono l’esigenza di difendere la propria autonomia attraverso un rapporto più stretto e continuativo con il pubblico: emerge il problema della periodicità. Il mestiere di giornalista inizia ad acquistare una sua prima autonomia dalla figura dell’editore.

 

giornali in livrea:

-          periodici sottomessi al regime di privilegio concesso dal sovrano e alla censura preventiva

-          non hanno una vera e propria testata, ma solo un occhiello che funziona da sommario delle notizie

-          la periodicità viene quindi ancora intesa come regolarità di un servizio informativo fornito dalle istituzioni piuttosto che come consolidamento autonomo del mezzo di comunicazione

In Olanda iniziano a diffondersi i corantos:

-          fogli di notizie che non hanno alcun visto ufficiale delle autorità; gli editori olandesi li mettono in commercio liberamente con frequenza settimanale e talvolta bisettimanale

-          che possono contare sulla potente rete commerciale olandese che fornisce una trama informativa di corrispondenti in tutte le maggiori città del continente e che, quindi, garantisce notizie di prima mano; il loro contenuto è la politica internazionale

-          che penetrano clandestinamente anche nei paesi dominati dal regime di privilegio e dalla censura

-          considerati prodotti appetibili per un mercato di lettori più ampio del solito proprio per la tempestività e la dimensione continentale delle notizie stampate

-          dallo stile impersonale che tende a nascondere la figura del redattore e a ricercare un tono ufficiale, sottolineato dal carattere quasi esclusivamente politico delle informazioni e dal disinteresse per le notizie di human interest (cronaca più minuta e quotidiana)

-          con scarsa attenzione per il titolo e la testata dei periodici, che cambiano di frequente e non si preoccupano di essere brevi e memorizzabili: costituiscono solo una descrizione sommaria del contenuto

-          con cui diventa fondamentale l’impaginazione: l’ordine delle notizie risponde a un criterio di importanza (primo tentativo di selezione e gerarchizzazione delle notizie)

-          basati sul metodo di trattamento delle informazioni

 

La cultura della notizia registra un salto di qualità decisivo: l’informazione corrente prende il posto della curiosità per il fatto prodigioso, l’attualità ordinaria acquista la dignità di un valore d’uso e di scambio dotato di utilità, l’esistenza di un flusso regolare di notizie diventa un elemento necessario e normale della vita quotidiana di ristrette élite politiche ed economiche.

Emerge poi il problema dell’oggettività e dell’attendibilità delle notizie. In Inghilterra il sovrano, che ha sciolto il parlamento ed è impegnato in un’imposizione della Corona, sopprime i fogli di notizie. A partire da questo momento la questione della libertà di stampa si intreccia con la battaglia antiassolutistica delle forze raccolte attorno al parlamento. Questa battaglia si trasforma ben presto in una guerra civile. Viene così soppresso il sistema di permessi obbligatori e per il giornalismo inglese si apre una stagione di totale libertà, messa in risalto da un’esplosione di periodici. Vengono pubblicati i Diurnall:

-          i resoconti dei discorsi parlamentari

-          venduti in libreria, le cui informazioni vengono fornite in via ufficiosa dai membri del parlamento

-          hanno periodicità settimanale e sono composti di 8 pagine, con la prima dedicata soltanto ai titoli

Tra i direttori dei Diurnall si distingue Samuel Pecke, il primo giornalista a provenire dal mondo dei copisti e degli scrivani. Cambia il concetto di informazione politica, che si dilata al dibattito tra i partiti che anima le sedute delle camere inglesi. Si nota anche uno sforzo importante in direzione della regolarità.

Il 600 può essere considerato come il secolo dei periodici.

A Parigi compare il Bureau d’adresses et des rencontres, il primo periodico interamente dedicato alla compravendita di beni e alle domande-offerte di lavoro: la stampa occupa così uno spazio quotidiano dell’attualità, lontano dai clamori della politica e vicino ai bisogni privati della popolazione. Il pubblico assume un ruolo più attivo, collaborando con i propri annunci alla confezione del foglio stampato. Grazie ad un allentamento della stretta repressiva e un’azione di recupero del consenso popolare, Richelieu concede a Renaudot il permesso di stampare la Gazette:

-          settimanale a 4 pagine di piccolo formato, che in seguito passa a 8 pagine

-          che, a differenza dei fogli inglesi, è un giornale in livrea, un organo ufficioso del potere

-          di cui buona parte è dedicata a corrispondenze dall’estero

-          i cui testi sono brevi e scarni, privi di ogni commento: prevale una prosa anonima, grigia, burocratica

-          la cui attendibilità è basata sulla voci che corrono

Gli esordi della stampa periodica francese sono quindi dominati dal regime del privilegio reale e della censura preventiva, in cui la libertà di stampa è sostituita da un monopolio informativo che mette a capo la volontà del sovrano. Renaudot pone per la prima volta il problema delle fonti informative e lo risolve affermando che per il giornalista esiste il problema della capacità critica di giudicare e scegliere le fonti secondo il loro grado di attendibilità.

Compare il Journal des Savants, un settimanale di 12 pagine finanziato dall’Accademia delle scienze. Concepita come uno strumento di direzione della vita intellettuale francese, la rivista inaugura un nuovo genere di periodico interamente dedicato alle scienze e alle arti. Il giornalismo francese delle origini segue così un percorso diverso da quello inglese e contraddistinto da una maggiore vocazione culturale e letteraria, che si accompagna ad una presenza minore dell’informazione politica d’attualità. Anche su questo terreno meno immediatamente compromettente, però, non tarda a farsi sentire il peso della censura regia. Questo modello francese di giornalismo viene rapidamente raccolto in altre parti d’Europala veste grafica è ridotta ad un solo foglio stampato su 2 colonne

-          il contenuto si limita a notizie prese da giornali londinesi, a informazioni di carattere locale e alle inserzioni di privati

-          il tono dimesso e utilitario si spiega anche con il fatto che questo settimanale è sottoposto alla censura preventiva delle istituzioni

 

IL QUOTIDIANO              (1700 – 1800)

Il loro formato ricalca il modello della London Gazette:

-          un solo foglio stampato fronte e retro su 2 colonne, con l’ultima mezza colonna sul retro riservata ad annunci privati

-          la tecnica di impaginazione si standardizza secondo una formula che assegna rigidamente il primo posto alle notizie internazionali rispetto a quelle nazionale e locali

Questa gerarchizzazione delle notizie risponde ad un criterio economico piuttosto che politico-culturale: le informazioni provenienti dall’estero sono quelle più difficilmente reperibili e quindi quelle maggiormente richieste e consumate. L’origine del fenomeno pubblicitario non è contrassegnata dall’intervento di grandi poteri economici: per tutta una prima fase l’ambio spazio degli annunci commerciali risponde ad una necessità su ridotta scala cittadina. Questi giornali si distinguono per un’altra novità rispetto al passato: un’esplicita e costante posizione politica. Accanto ad una cultura della notizia che ne privilegia il valore commerciale, e quindi la tempestività e la completezza delle informazioni rispetto al commento, si affaccia un’altra cultura dell’informazione che sottolinea il ruolo e la vocazione politico-educativa del giornalismo.

Ma il frutto più vistoso di questa fortunata stagione della stampa inglese è senz’altro la pubblicazione del primo quotidiano: il Daily Courant. Questo salto di qualità decisivo è reso possibile dallo sviluppo dei sistemi postali.. Sul primo numero del Daily Courant il direttore Samuel Buckley proclama la sua ferma volontà di distinguersi dalle pubblicazione correnti. Credibilità ed imparzialità, credibility and fairness: la presentazione di Buckley corrisponde alla prima formulazione di una deontologia professionale del giornalista che nel tempo è stata poi tradotta con la formula di senso comune 'i fatti separati dalle opinioni'. Almeno nelle promesse la linea editoriale del Daily Courant si rivolge al senso critico del lettore. Si scorge così una consapevolezza del mestiere giornalistico destinata a rimanere uno dei tratti caratterizzanti della storia della stampa inglese.

Richard Steele fonda The Spectator che, rispetto ai precedenti periodici, enfatizza la parte letteraria dell’impresa giornalistica. Ogni fascicolo è infatti tendenzialmente monografico e ruota attorno alla finzione di un dialogo sulle vicende dell’attualità artistica, letteraria, politica che si svolge in un club con scenario e personaggi fissi, fra cui emerge il muto spettatore che li mette tutti in soggezione obbligandoli ad una riflessione meno animata e superficiale. La rappresentazione della vita quotidiana e la satira di costume si esprimono così in una forma più vivace ed articolata attraverso il discorso diretto. La forma del commento d’attualità espresso in modo informale per lettera o durante una conversazione assume una valenza antiaccademica. Questo genere giornalistico incontra subito i gusti del pubblico. Nonostante la sua vita duri poco, The Spectator rappresenta uno dei periodici più imitati dell’intera storia del giornalismo: esso rappresenta un vero e proprio nuovo genere di testata, a metà tra giornalismo e letteratura, animato da una forte vena democratica che tuttavia evita di ricorrere alle tradizionali formule della polemica politica tra whigs e tories. Questa seconda età dell’oro della stampa inglese vede un incremento senza precedenti del numero di copie in circolazione. Si tratta di un volume di affari rispetto al quale il potere delle istituzioni non può rimanere indifferente: dismesse le ambizioni politiche di censura e monopolio del secolo precedente, il parlamento approva lo Stamp Act, una legge che istituisce le cosiddette 'tasse sulla conoscenza'. Ogni foglio stampato deve essere timbrato da un bollo da pagare allo stato, mentre ogni avviso pubblicitario è gravato da un importo ancora maggiore; solo i periodici politici sono sottoposti all’obbligo di versare una cauzione. Si tratta di un regime fiscale destinato a durare molto a lungo che testimonia il tentativo di spoliticizzare la questione della stampa e di ridurla a mera questione economica. Per la prima volta lo Stamp Act afferma il principio della libertà d’impresa, rispetto al quale il potere esecutivo non può esercitare facoltà di sospensione o di censura preventiva che non rientrino nel quadro della magistratura ordinaria e cioè dell’accertamento a posteriori di un reato.

Spesso però lo Stamp Act viene applicato a discrezione delle autorità con particolare severità nei confronti dei giornali scomodi mentre prosegue l’uso di sovvenzioni segrete alle testate filogovernative. Contro la concessione dei pieni poteri al re si scagliano i giornali più radicali: tra questi figura in prima linea The North Briton, settimanale diretto da John Wilkes. Egli riprende ed approfondisce l’ideologia giornalistica già formulata mezzo secolo prima da Buckley: rispetto a Buckley, Wilkes sottolinea il ruolo di parte e la vocazione politica del giornalista, ma paradossalmente proprio questa ammissione di parzialità (contrapposta all’imparzialità di Buckley) si sposa con il postulato di un’oggettività assoluta dei fatti che esclude la mediazione delle fonti (su cui invece richiama l’attenzione Buckley) e che costituisce le salde fondamenta del giornalismo politico. L’opinione è più importante del fatto, il commento prevale sull’informazione, le preoccupazioni di completezza ed imparzialità rimangono sullo sfondo. ...

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