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STORIA DEL GIORNALISMO ITALIANO di MURIALDI

STORIA DEL GIORNALISMO ITALIANO di Murialdi

 

IL RITORNO DELLA LIBERTA’                            (fine seconda guerra mondiale - primi anni 50)

1.       Dal Regno del Sud alla liberazione del Nord

Il ritorno della libertà per la stampa e per la radio è condizionato da:

-          l’andamento della guerra lungo la penisola

-          le difficoltà materiali causate dalle distruzioni belliche (particolarmente gravi nel Sud)

-          le clausole dell’armistizio (che vengono attenuate gradualmente)

All’inizio si tratta di una condizione di libertà vigilata, con marcate limitazioni all’attività politica. Per la stampa e la radio tutto dipende dal Governo militare alleato (angloamericano) che agisce attraverso il Pwb creato:

-          sia per la propaganda

-          sia per pilotare il ritorno alla libertà di stampa nei territori via via liberati dai tedeschi

L’organo del Pwb:

-          rilascia le autorizzazioni necessarie per stampare i giornali e li controlla

-          provvede al funzionamento delle stazioni radio

-          gestisce il flusso delle informazioni, selezionate fra quelle delle grandi agenzie (Reuters, Associated Press, United Press, International News Service)

Inoltre sulle notizie belliche c’è la censura dei comandi militari. I primi fogli promossi dal Pwb e compilati da giornalisti italiani escono in Sicilia e Calabria subito dopo la ritirata delle truppe tedesche. Sono di piccolo formato, 2 facciate in tutto e vengono stampati con mezzi di fortuna, ma vanno a ruba perché l’attesa della gente è grandissima. Poi, col passare dei mesi, molti scompaiono. Il più noto è Sicilia liberata. Quasi tutta la prima pagina è occupata da un 'pastone' sulla guerra, cioè da un resoconto che raggruppa notizie e commenti sull’andamento dei combattimenti. I quotidiani più importanti e più diffusi del Regno del Sud sono quelli che escono a Bari e a Napoli:

BARI: Gazzetta del Mezzogiorno (non sospende mai le pubblicazioni, è un caso unico)

NAPOLI: il Pwb non consente, anche per le pressioni di esponenti dell’antifascismo, la ricomparsa dei vecchi

quotidiani compromessi (Il Mattino e il Roma) " Il Risorgimento (un foglio solo, di piccolo formato)

Nei primi mesi, quando l’attività dei partiti che stanno faticosamente ricostruendosi è limitata dai divieti alleati, i giornali sono i terreni e gli strumenti della lotta e delle manovre politiche. La questione monarchia/repubblica domina i dibattiti contrapponendo i partiti del rinnovamento a quelli moderati e ai vecchi gruppi di potere. I circoli monarchici esercitano un palese controllo sulla Gazzetta del Mezzogiorno, mentre Il Risorgimento è più aperto alle voci dell’antifascismo, diventando il foglio più diffuso del Regno del Sud. Aspetti diversi assume l’attività di informazione e di intervento politico svolta dalle stazioni radio più efficienti del Regno del Sud (Bari, Napoli, Cagliari). L’impegno maggiore dei notiziari e delle rubriche è il sostegno alla lotta di liberazione e la partecipazione alla 'guerra delle onde' contro le emittenti organizzate dai fascisti di Salò e dai tedeschi. Una delle trasmissioni più efficaci è Italia combatte. In queste radio, agli ordini dei responsabili del Pwb, lavorano scrittori giornalisti e operatori dell’Eiar (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) e non pochi giovani. Pur nei limiti imposti dagli Alleati, si comincia a praticare un modo diverso di fare i giornali radio e i programmi di intrattenimento, meno inamidato e retorico. La stretta armistiziale viene allentata all’inizio del 1944: gli Alleati trasferiscono al governo di Brindisi alcuni poteri, tra i quali quello delle autorizzazioni per la stampa, e si aboliscono alcune norme fasciste, ma soltanto le più stridenti. La situazione politica cambia per la clamorosa svolta impressa da Togliatti alla strategia del Pci (Partito Comunista Italiano): collaborazione col governo del re in nome della lotta di liberazione e 'costruzione del partito nuovo'. Nasce il governo Badoglio di unità antifascista. Compaiono gli organi dei partiti, ma con periodicità settimanale. I primi quotidiani di partito escono a Napoli e sono:

-          La Voce (socialcomunista)

-          Il Giornale (liberale)

-          Il Domani d’Italia (democristiano)

A Roma la scena giornalistica si presenta subito molto diversa. Tutti i partiti usciti dalla lotta clandestina pubblicano i propri organi (2 pagine ma in formato grande): sono l’Avanti!, l’Unità, Il Popolo, L’Italia libera, il Risorgimento liberale, Ricostruzione, La Voce Repubblicana. Il quotidiano promosso dal Pwb si chiama Corriere di Roma. Ma gli alleati non sono disposti a veder uscire, accanto al proprio quotidiano, soltanto gli organi dei partiti. I motivi del mutato atteggiamento degli Alleati sono politici e si riassumono nel sopravanzare delle forze di sinistra che nel Nord guidano la guerra partigiana e i Comitati di liberazione nazionale. Alle forze del rinnovamento, di impronta laica, si contrappone con sempre maggior determinazione la Chiesa. Agli accesi contrasti fra i fautori della repubblica e i difensori di casa Savoia, si aggiungono ora quelli suscitati dal problema dell’epurazione (= rimuovere da un ufficio le persone ritenute indegne moralmente o politicamente), particolarmente sentito in una città nella quale i ceti medi sono praticamente rappresentati da funzionari e impiegati pubblici. Il foglio che sfrutta con la massima spregiudicatezza i timori del ceto impiegatizio è il settimanale L’Uomo qualunque: in difesa di questa categoria si crea un giornale di impronta reazionaria, aggressivo contro tutti partiti, pieno di espressioni colorite e di insulti, che va ricordato perché dal suo strepitoso successo nascerà un movimento politico che avrà un peso non del tutto secondario per qualche anno. Nel governo di Ivanoe Bonomi, succeduto a Badoglio, le forze moderate frenano la revisione delle norme fasciste sulla stampa ed esercitano una certa influenza sui giornali e sulla radio attraverso il sottosegretariato per la stampa e le informazioni della presidenza del Consiglio, istituito al posto del ministero della Cultura Popolare. Questo sottosegretariato suscita la diffidenza della rinata Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi). L’organismo sindacale dei giornalisti italiani si sta faticosamente riorganizzando. La diffidenza iniziale verso il sottosegretariato diventa vera e propria opposizione e la Fnsi ne otterrà più tardi l’abolizione. La Fnsi è contraria anche alla rinuncia all’Albo dei giornalisti istituito dal fascismo e, quindi, con un decreto del 1944 viene istituita la Commissione unica 'per la tenuta degli Albi professionali dei giornalisti e la disciplina degli iscritti'. Sull’assetto da dare alla radio non ci sono contrasti fra i partiti. Tutti sono favorevoli alla continuità del sistema della concessione statale e alla formazione di un nuovo ente pubblico monopolistico, la Rai (Radio Audizioni Italia), costituito il 26 ottobre 1944. Questa soluzione consente al governo di intervenire sui programmi radiofonici. Infatti, il sistema di garanzia e di controllo previsto non impedirà, come i fatti dimostreranno, inopportuni interventi mirati a limitare o annullare la libertà di informazione. Un altro problema importante per l’informazione è quello di un’agenzia nazionale di notizie: con l’approvazione degli Alleati gli editori dei giornali fondano, in forma di cooperativa, l’Ansa. Se il pullulare dei giornali a Roma è anche l’indice dei forti contrasti tra i partiti, a Firenze il Cln (Comitato di Liberazione Nazionale) toscano dà prova di grande compattezza. Riesce ad imporre agli Alleati una gestione più aperta di Radio Firenze e a dar vita ad un quotidiano comune a tutti i partiti: La Nazione del Popolo. Intanto a Milano e nelle altre città del Nord, sedi di quotidiani importanti, nelle riunioni clandestine si discute del futuro della stampa:

-          c’è chi vorrebbe cancellare per sempre le testate compromesse col fascismo e con il nazismo

-          c’è chi sostiene che nel nuovo Stato democratico dovranno esserci soltanto i giornali di partito

Gli Alleati, dal canto loro, fanno sapere ai responsabili del Cln Alta Italia di considerare necessaria, nelle città maggiori, anche l’uscita di un quotidiano indipendente. Ma il Comitato stampa stabilisce che, accanto ai giornali del Pwb, escano soltanto:

-          gli organi dei partiti

-          i fogli cattolici non compromessi

-          i quotidiani promossi dai Comitati di liberazione

Così avviene in tutte le città appena liberate. A Milano compare per primo l’organo azionista, L’Italia libera, seguito dall’Unità, dall’Avanti! e dagli organi degli altri partiti. Compare anche il quotidiano del Pwb che si intitola Giornale lombardo; il formato di questo foglio è il tabloid a 4 pagine, mentre tutti gli altri quotidiani preferiscono le 2 pagine di formato grande. Anche a Torino, Genova e Venezia i partiti più organizzati pubblicano i propri giornali, mentre in tutte le altre città escono quotidiani promossi dai Cln. A compilare i fogli di partito provvedono gli stessi attivisti che li facevano nella clandestinità, aiutati per la parte tecnica da qualche giornalista di mestiere o dagli stessi tipografi. Nelle redazioni dei quotidiani del Pwb lavorano invece molti professionisti. Questi giornali si distinguono da quelli di partito perché sono fatti soprattutto di notizie e, nonostante lo scarso spazio, di fotografie riguardanti anche la cronaca varia e 'nera', richiami irresistibili dopo 20 anni di stampa guidata dal dittatore. Vanno tutti a ruba. Così, nelle città del Nord, si rinnova il successo dei giornali di partito e dei foglio dei Comitati di liberazione. Ma si tratta di una stagione che dura poco.

2.       I giornali nelle prime battaglie politiche del dopoguerra

Le richieste degli Alleati perché compaiano anche i quotidiani 'indipendenti' sono immediate e pressanti. I capi del governo militare alleato dicono che:

-          non fanno questioni di testata (ma, in realtà, preferirebbero quelle tradizionali)

-          direttori e redattori vanno scelti fra i giornalisti che non hanno avuto connivenze con il fascismo e il nazismo

-          le aziende editrici devono essere gestite da commissari scelti dal Cln (in attesa che un governo italiano investito di legittimi poteri decida in merito)

In effetti, con la fine della guerra, non appare più giustificato condizionare la libertà. Il riapparire della libertà si deve concretizzare immediatamente sul terreno politico e su quello dell’informazione, mentre ci vorrà del tempo prima che gli italiani possano votare per scegliere il tipo di ordinamenti democratici e prima che siano elaborate la promessa Costituzione e una nuova legge sulla stampa. Non può sorprendere che la presenza di giornali che sono stati al servizio di Mussolini e di Hitler sia considerato da molti un fatto intollerabile. A Milano nasce il Corriere d’Informazione, giornale indipendente, ma, allo stesso tempo, ispirato alle direttive del Comitato di liberazione, i cui giornalisti sono antifascisti o non compromessi politicamente. Il Corriere trova subito molti lettori; all’inizio ne porta via soprattutto al Giornale lombardo che allora sceglie di uscire nel pomeriggio, adottando il formato grande al quale sono abituati lettori tradizionalisti come gli italiani. A Torino, invece, il governatore alleato procede senza trattare con il Comitato di liberazione piemontese: chiude il Corriere del Piemonte del Pwb; esce La Stampa, già presente nel 1943. Il Cln protesta, il governatore risponde sospendendo tutti i quotidiani che escono a Torino e finisce per avere partita vinta: riprendono le pubblicazioni. Esce la Gazzetta d’Italia, nuovo titolo della Gazzetta del Popolo. Torino ha dato l’unico segno di opposizione popolare alla restaurazione delle vecchie testate compromesse col fascismo. Di giornali ne escono molti nella seconda metà del 1945.

-          sono tutti ancora a 2 pagine perché la carta è scarsa

-          anche al Nord si ricorre alla borsa sera, ma possono farlo i giornali con più mezzi e meno improvvisati

-          la distribuzione raggiunge al massimo i confini della regione a causa delle difficoltà di viabilità e di trasporto

Nei maggiori centri del Nord hanno ripreso a funzionare anche le stazioni radio, ma senza interconnessione fra loro per la distruzione di buona parte degli impianti. Le redazioni dei giornali radio sono poste sotto la sovrintendenza del Pwb. Un nuovo mutamento della mappa dei quotidiani avviene con la cessione di alcune testate del Pwb che sono importanti perché vari giornali, molto ben radicati nelle rispettive zone, sono ancora in quarantena (es: Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX, La Nazione, Il Messaggero, il Giornale d’Italia). A Roma i quotidiani più diffusi sono Il Tempo e Il Giornale del Mattino (che ha preso il posto del giornale del Pwb). Alcune testate del Pwb vengono offerte in regalo ai giornalisti che ci lavorano, ma le occasioni di fare in cooperativa dei giornali già affermati non vengono colte dai destinatari di queste offerte. A Venezia esce Il Nuovo Gazzettino sotto la tutela del Cln. Una situazione del tutto particolare è quella di Trieste: dopo la drammatica occupazione dei partigiani, il Governo alleato consente l’uscita della Voce libera, interprete dell’italianità, è del Corriere di Trieste. Dal punto di vista giornalistico le maggiori novità del Nord, in questi primi mesi di libertà, sono rappresentate dai quotidiani del pomeriggio. A Milano ne escono 3:

1.       il Corriere lombardo (è il più vivace, per la titolazione che sfrutta in maniera sensazionalistica le notizie di 'nera' e i processi, e per le fotografie, audaci per quei tempi)

2.       l’edizione pomeridiana del Corriere d’Informazione

3.       Milano sera

Con questa iniziativa, e con un’analoga presa a Roma, le sinistre cercano di contrastare il dominio dei giornali 'borghesi' del pomeriggio. A Torino, invece, il ritorno di giornali pomeridiani d’informazione avverrà dal 1946, con Gazzetta Sera e Il Giornale di Torino. La questione della gestione e della proprietà della Stampa è ancora in sospeso per il procedimento di epurazione cui è sottoposto il capo della Fiat. Circolano inoltre con successo 2 quotidiani sportivi:

-          la Gazzetta dello Sport (Milano)

-          il Corriere dello Sport (Roma)

Nel settore dei settimanali Milano riprende il suo vecchio ruolo di capitale. L’editore Rizzoli ottiene l’autorizzazione a pubblicare Oggi, diretto da Edilio Rusconi; ha 16 pagine formato tabloid. Esce L’Europeo, diretto da Arrigo Benedetti, il giornalista che aveva fatto l’esperienza di Omnibus. Infine esce Tempo, il settimanale dei fototesti di attualità, inizialmente della Mondadori. Fra i 3 spicca L’Europeo per:

-          il formato 'lenzuolo' (formato di grandi dimensioni)

-          la cura della grafica e delle immagini

-          i contenuti

-          la linea liberaldemocratica

-          lo stile cronachistico adottato per raccontare la politica

-          gli articoli di costume e quelli d’inchiesta

che fanno di questo settimanale un modello nuovo per il giornalismo italiano. Ma di questi tempi le tirature dei settimanali milanesi di attualità, tra i quali ci sono 2 testate di antica tradizione, la Domenica del Corriere e L’Illustrazione italiana, sono limitate. Il decollo dei settimanali avverrà non appena si chiuderà la fase più ardua del dopoguerra; maggiore diffusione la ottengono rapidamente la Domenica, i rotocalchi di fotoromanzi e quelli femminili.

4.                   L’epurazione e i processi

Nel settore giornalistico, dove l’impegno di carattere etico ha, o dovrebbe avere, un grande peso e la notorietà personale esercita sovente un’influenza particolare, l’epurazione procede in modi confusi come negli altri settori; ma presenta anche difficoltà oggettive nel definire ed individuare giuridicamente tipi e gradi di responsabilità. Alcuni direttori del periodo di Salò sono sottoposti a processi fra il 1945 ed il 1946. Tutti i condannati tornano alla libertà (e al giornalismo) con l’ampia grazia che porta il nome di Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia dell’epoca, il cui intento è di avviare la pacificazione tra gli italiani. A favore della grazie si era pronunciata anche la Federazione della stampa, la quale considera necessario escludere dalla partecipazione alla campagna elettorale soltanto quei giornalisti che si fossero macchiati di veri e propri crimini. Tuttavia:

-          le considerazioni di natura politica

-          le solidarietà di corporazione

-          le amicizie

-          il bisogno di avere nelle redazioni giornalisti pratici del mestiere

-          la concorrenza editoriale e politica che si accende in questo periodo fra i quotidiani

fanno sì che, ne...

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